Zep ha scritto:Per questo penso a casi tipo Breivik, che tra l'altro negli ultimi cinque anni di reclusione si è confermato neonazista (gran lavoro di reintegrazione alla Norvegia, complimentoni)
Aspetta, Zep. Ora, senza entrare nel dettaglio del sistema giudiziario/carcerario Norvegese (che non conosco), a mio avviso quando si parla di reintegrazione, si deve intendere "rendere un individuo conscio di avere sbagliato e di aver arrecato un danno alla società e, soprattutto, metterlo in condizioni di capire DOVE e perché ci sia stato l'errore e, di conseguenza, di capire come non commetterlo più". E tutto questo non vuol dire necessariamente fargli cambiare idea sulla sua visione del mondo (almeno se parliamo di qualcuno clinicamente sano di mente).
Se entri in carcere da neo-nazista e assassino, non mi aspetto che tu ne esca con una collana di fiori in testa e vestito da hippy, pronto ad amare tutto il mondo. Quella non è reintegrazione: è lavaggio del cervello. Entri in carcere da neo-nazista e assassino? Benissimo. Il carcere deve correggere il secondo problema, non il primo. Il primo è di natura culturale e sociale e non serve (nè basta) certo il carcere a correggerlo. Vuoi odiare negri, ebrei e froci? Cazzi tuoi. A me, come Stato, interessa, però, che tu non ammazzi, ferisca o arrechi danno a nessuno.
Poi è ovvio che balliamo sul filo dell'utopia qui, eh? Però è importante provarci e lavorare in quella direzione, piuttosto che concentrarsi sulla punizione, la tortura, la castrazione chimica, l'iniezione letale e il "ma io li farei marcire in cella a vita".
Anche la giustizia sociale è virtualmente utopica, per dire, ma questo non significa che sia giusto che lo Stato dica "beh, oh, visto che è impossibile da attuare, allora sticazzi: lasciamo crepare male sti poveri di merda e tanti saluti".