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È morto Silvio Berlusconi
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Re: È morto Silvio Berlusconi
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Re: È morto Silvio Berlusconi
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Re: È morto Silvio Berlusconi
@Shock Con lei saresti andato d'accordo..
Altro che "restiamo umani", la portavoce della spedizione gioiva alla morte di Berlusconi

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Re: È morto Silvio Berlusconi
La Cassazione esclude definitivamente ogni legame tra Berlusconi, Dell'Utri e Cosa Nostra
Le buone notizie non arrivano mai da sole! 
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Re: È morto Silvio Berlusconi
Una lista di chi, sulla storia Berlusconi-Mafia, ci costruito una carriera (o ci ha provato):


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Re: È morto Silvio Berlusconi
Dell'Utri, Berlusconi e la mafia. E' un Foglio d'ignoranza
di Giorgio Bongiovanni
Cassazione non nega rapporti, ma rigetta ricorso della Procura su confisca beni all'ex senatore di Forza Italia
"La Cassazione esclude qualsiasi legame tra Dell'Utri, Berlusconi e Cosa nostra". Con questo titolo ieri il quotidiano "Il Foglio" dava notizia della sentenza con cui la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla procura generale di Palermo contro la decisione della Corte d’appello palermitana che ha rigettato la richiesta di sorveglianza speciale e della confisca dei beni nei confronti di Dell’Utri e dei suoi famigliari.
Immediatamente senatori e deputati di Forza Italia hanno fatto sentire la propria voce con il solito tam tam sulla "verità ristabilita", sulla "fine di teoremi infondati e ideologici", di "speculazioni e falsità" e della "persecuzione politica e giudiziaria".
Tutti commenti gettati in pasto all'opinione pubblica per stravolgere la realtà ed ancora una volta omettere i fatti. Anche perché quello della Cassazione non è altro che un giudizio tecnico, non di merito. E' falso, dunque, dire che si è in presenza di una sentenza della Cassazione che cancella i rapporti fra Dell’Utri, Berlusconi e la mafia.
L'accusa della Procura
Nell'atto d'accusa della Procura venivano analizzati i continui flussi di denaro che da Silvio Berlusconi venivano inviati a Marcello Dell'Utri ed alla sua famiglia e si metteva in discussione la provenienza "lecita" degli stessi. E in questo senso veniva letta la presenza di Dell'Utri nel gruppo imprenditoriale di Berlusconi. "Si ipotizzava - scrivevano i giudici del Tribunale di Palermo nel 2022 - che l’organizzazione mafiosa avesse messo un proprio uomo nel gruppo imprenditoriale di Berlusconi, per tutelare gli investimenti di Cosa Nostra in quella realtà aziendale e, quindi, un flusso di denaro da Cosa Nostra alla Fininvest".
Secondo i giudici della Corte d'appello "nulla è stato accertato circa il reinvestimento e il riciclaggio di capitali di provenienza mafiosa nelle imprese di Berlusconi attraverso l'opera di Dell'Utri; è rimasto indimostrato che le ingenti somme di denaro versate negli anni da Berlusconi a Dell'Utri e ai suoi familiari avessero causa nella gratitudine per la mediazione svolta con Cosa nostra, che ebbe ad oggetto l'imposizione di un 'pizzo' di rilevantissimo importo".
Dunque secondo i giudici "la tesi della connessione fra gli enormi versamenti ed un possibile patto criminale tra Dell'Utri e Berlusconi e/o la riconoscenza (o la remunerazione) per il silenzio serbato dal Dell'Utri circa i rapporti fra Berlusconi e Cosa nostra, pur se estremamente suggestiva (fosse solo per l'incredibile ammontare complessivo di tali versamenti e per la stessa storia criminale di Dell'Utri), presta il fianco alla finora indimostrata esistenza di accordi fra il sodalizio criminale e Berlusconi, sia in campo imprenditoriale che politico".
Per quei giudici che respinsero la proposta di misura patrimoniale non erano altro che "elargizioni affettive” nate dall’amicizia profonda che aveva con Berlusconi. Semplici donazioni che non sono state fatte per pagare il silenzio durante gli anni del lungo processo a Dell’Utri e poi quelli del carcere che ha fatto. Ma ci si deve fermare qui.
Sentenza definitiva
Non una parola mette in discussione le sentenze passate in giudicato che hanno condannato a sette anni per mafia (concorso esterno) Marcello Dell'Utri (pena scontata).
Agli ignoranti che scrivono su "Il Foglio", pagati dall'entourage di Berlusconi, ricordiamo che nelle motivazioni della sentenza di quel processo, che in primo grado fu condotto proprio da Antonio Ingroia assieme a Domenico Gozzo, i giudici avevano definito Dell'Utri come il garante “decisivo”, per diciotto anni (dal 1974 al 1992), dell'accordo tra Berlusconi e Cosa Nostra (con un ruolo di “rilievo per entrambe le parti: l’associazione mafiosa, che traeva un costante canale di significativo arricchimento; l’imprenditore Berlusconi, interessato a preservare la sua sfera di sicurezza personale ed economica”. E sempre la Corte ritiene provati e dimostrati, lo scrive nero su bianco, la “continuità dei pagamenti di Silvio Berlusconi in favore degli esponenti dell’associazione mafiosa, in cambio della complessiva protezione da questa accordata all’imprenditore”.
Un rapporto di “do ut des”.
Nelle sentenze che riguardano Dell'Utri viene ritenuto provato l’incontro, riferito dal collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo (testimone oculare, oggi deceduto), negli uffici della Edilnord tra il costruttore di Milano 2, l’amico Marcello, e boss di primissimo piano come Stefano Bontate (all’epoca al vertice del triumvirato che reggeva l’organizzazione mafiosa siciliana) Gaetano Cinà e Mimmo Teresi.
E sempre le sentenze hanno spiegato la natura dell'assunzione di Vittorio Mangano, boss di primissimo piano del mandamento di Porta nuova. Non un semplice "stalliere" o “un eroe” così come Berlusconi e Dell'Utri lo hanno definito più volte dopo la morte.
Quello stesso Mangano che, a loro dire in un’intercettazione del 29 novembre 1986, metteva “bombe affettuose”. Tutte vicende che non sono delle semplici "dicerie" ma fatti comprovati e accertati da sentenze.
Lo abbiamo scritto anche altre volte.
In un Paese normale un uomo che pagava consapevolmente la mafia, anche per proprio tornaconto, non sarebbe mai stato per oltre vent'anni protagonista dello scenario politico.
Ma questo i giornalisti de Il Foglio lo dovrebbero sapere.
Se fosse accaduto negli Stati Uniti d'America che un Tribunale o una Corte Suprema avesse accertato che il Presidente della Repubblica Reagan o Ford, Bush padre o figlio, Clinton, Obama o Trump pagavano la mafia vi sarebbe stato immediatamente l'impeachment.
E invece in Italia all'ex Presidente del Consiglio abbiamo dedicato aeroporti e funerali di Stato. Senza contare che lo stesso Berlusconi si trovava indagato, come Dell'Utri (che lo è tutt'ora), per essere stato mandante esterno delle stragi degli anni Novanta.
E' l'oscenità di questa nostra Repubblica.
Noi possiamo non condividere la posizione dei collegi che sono intervenuti sulla confisca dei beni. Compresa la posizione della Cassazione che, negli ultimi tempi ha già regalato sentenze "Carnevalesche".
Basti pensare a quella sulla trattativa Stato-mafia o 'Ndrangheta stragista (che guarda caso riguardano la medesima sezione).
Tra giravolte e giustificazioni a colpi di cavilli ed espedienti, ci tornano in mente le sentenze dell'ex Presidente della Prima sezione penale della Cassazione Corrado Carnevale (detto "ammazzasentenze", processato per concorso esterno, assolto in primo grado, condannato in appello a sei anni, prosciolto definitivamente in Cassazione), che in qualche modo mandava assolti i mafiosi.
Nel Paese in cui il Governo vuole riscrivere la storia non possiamo stupirci più di nulla.
https://www.antimafiaduemila.com/rubric ... ranza.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Mangano
di Giorgio Bongiovanni
Cassazione non nega rapporti, ma rigetta ricorso della Procura su confisca beni all'ex senatore di Forza Italia
"La Cassazione esclude qualsiasi legame tra Dell'Utri, Berlusconi e Cosa nostra". Con questo titolo ieri il quotidiano "Il Foglio" dava notizia della sentenza con cui la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla procura generale di Palermo contro la decisione della Corte d’appello palermitana che ha rigettato la richiesta di sorveglianza speciale e della confisca dei beni nei confronti di Dell’Utri e dei suoi famigliari.
Immediatamente senatori e deputati di Forza Italia hanno fatto sentire la propria voce con il solito tam tam sulla "verità ristabilita", sulla "fine di teoremi infondati e ideologici", di "speculazioni e falsità" e della "persecuzione politica e giudiziaria".
Tutti commenti gettati in pasto all'opinione pubblica per stravolgere la realtà ed ancora una volta omettere i fatti. Anche perché quello della Cassazione non è altro che un giudizio tecnico, non di merito. E' falso, dunque, dire che si è in presenza di una sentenza della Cassazione che cancella i rapporti fra Dell’Utri, Berlusconi e la mafia.
L'accusa della Procura
Nell'atto d'accusa della Procura venivano analizzati i continui flussi di denaro che da Silvio Berlusconi venivano inviati a Marcello Dell'Utri ed alla sua famiglia e si metteva in discussione la provenienza "lecita" degli stessi. E in questo senso veniva letta la presenza di Dell'Utri nel gruppo imprenditoriale di Berlusconi. "Si ipotizzava - scrivevano i giudici del Tribunale di Palermo nel 2022 - che l’organizzazione mafiosa avesse messo un proprio uomo nel gruppo imprenditoriale di Berlusconi, per tutelare gli investimenti di Cosa Nostra in quella realtà aziendale e, quindi, un flusso di denaro da Cosa Nostra alla Fininvest".
Secondo i giudici della Corte d'appello "nulla è stato accertato circa il reinvestimento e il riciclaggio di capitali di provenienza mafiosa nelle imprese di Berlusconi attraverso l'opera di Dell'Utri; è rimasto indimostrato che le ingenti somme di denaro versate negli anni da Berlusconi a Dell'Utri e ai suoi familiari avessero causa nella gratitudine per la mediazione svolta con Cosa nostra, che ebbe ad oggetto l'imposizione di un 'pizzo' di rilevantissimo importo".
Dunque secondo i giudici "la tesi della connessione fra gli enormi versamenti ed un possibile patto criminale tra Dell'Utri e Berlusconi e/o la riconoscenza (o la remunerazione) per il silenzio serbato dal Dell'Utri circa i rapporti fra Berlusconi e Cosa nostra, pur se estremamente suggestiva (fosse solo per l'incredibile ammontare complessivo di tali versamenti e per la stessa storia criminale di Dell'Utri), presta il fianco alla finora indimostrata esistenza di accordi fra il sodalizio criminale e Berlusconi, sia in campo imprenditoriale che politico".
Per quei giudici che respinsero la proposta di misura patrimoniale non erano altro che "elargizioni affettive” nate dall’amicizia profonda che aveva con Berlusconi. Semplici donazioni che non sono state fatte per pagare il silenzio durante gli anni del lungo processo a Dell’Utri e poi quelli del carcere che ha fatto. Ma ci si deve fermare qui.
Sentenza definitiva
Non una parola mette in discussione le sentenze passate in giudicato che hanno condannato a sette anni per mafia (concorso esterno) Marcello Dell'Utri (pena scontata).
Agli ignoranti che scrivono su "Il Foglio", pagati dall'entourage di Berlusconi, ricordiamo che nelle motivazioni della sentenza di quel processo, che in primo grado fu condotto proprio da Antonio Ingroia assieme a Domenico Gozzo, i giudici avevano definito Dell'Utri come il garante “decisivo”, per diciotto anni (dal 1974 al 1992), dell'accordo tra Berlusconi e Cosa Nostra (con un ruolo di “rilievo per entrambe le parti: l’associazione mafiosa, che traeva un costante canale di significativo arricchimento; l’imprenditore Berlusconi, interessato a preservare la sua sfera di sicurezza personale ed economica”. E sempre la Corte ritiene provati e dimostrati, lo scrive nero su bianco, la “continuità dei pagamenti di Silvio Berlusconi in favore degli esponenti dell’associazione mafiosa, in cambio della complessiva protezione da questa accordata all’imprenditore”.
Un rapporto di “do ut des”.
Nelle sentenze che riguardano Dell'Utri viene ritenuto provato l’incontro, riferito dal collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo (testimone oculare, oggi deceduto), negli uffici della Edilnord tra il costruttore di Milano 2, l’amico Marcello, e boss di primissimo piano come Stefano Bontate (all’epoca al vertice del triumvirato che reggeva l’organizzazione mafiosa siciliana) Gaetano Cinà e Mimmo Teresi.
E sempre le sentenze hanno spiegato la natura dell'assunzione di Vittorio Mangano, boss di primissimo piano del mandamento di Porta nuova. Non un semplice "stalliere" o “un eroe” così come Berlusconi e Dell'Utri lo hanno definito più volte dopo la morte.
Quello stesso Mangano che, a loro dire in un’intercettazione del 29 novembre 1986, metteva “bombe affettuose”. Tutte vicende che non sono delle semplici "dicerie" ma fatti comprovati e accertati da sentenze.
Lo abbiamo scritto anche altre volte.
In un Paese normale un uomo che pagava consapevolmente la mafia, anche per proprio tornaconto, non sarebbe mai stato per oltre vent'anni protagonista dello scenario politico.
Ma questo i giornalisti de Il Foglio lo dovrebbero sapere.
Se fosse accaduto negli Stati Uniti d'America che un Tribunale o una Corte Suprema avesse accertato che il Presidente della Repubblica Reagan o Ford, Bush padre o figlio, Clinton, Obama o Trump pagavano la mafia vi sarebbe stato immediatamente l'impeachment.
E invece in Italia all'ex Presidente del Consiglio abbiamo dedicato aeroporti e funerali di Stato. Senza contare che lo stesso Berlusconi si trovava indagato, come Dell'Utri (che lo è tutt'ora), per essere stato mandante esterno delle stragi degli anni Novanta.
E' l'oscenità di questa nostra Repubblica.
Noi possiamo non condividere la posizione dei collegi che sono intervenuti sulla confisca dei beni. Compresa la posizione della Cassazione che, negli ultimi tempi ha già regalato sentenze "Carnevalesche".
Basti pensare a quella sulla trattativa Stato-mafia o 'Ndrangheta stragista (che guarda caso riguardano la medesima sezione).
Tra giravolte e giustificazioni a colpi di cavilli ed espedienti, ci tornano in mente le sentenze dell'ex Presidente della Prima sezione penale della Cassazione Corrado Carnevale (detto "ammazzasentenze", processato per concorso esterno, assolto in primo grado, condannato in appello a sei anni, prosciolto definitivamente in Cassazione), che in qualche modo mandava assolti i mafiosi.
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NON RITENGO ANTONIO GIORGIO UN BUON CANTANTE
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Re: È morto Silvio Berlusconi
Si, ma che palle, Silvio é morto, dobbiamo ancora parlarne?
Lo sanno tutti che Silvio è sceso in politica per interessi propri, che ha fatto leggi per pararsi il culo, che, COME TANTI ALTRI POLITICI DI TUTTE LE PARTI, ha fatto cose contro la legge, che magari ha avuto collusioni con la mafia (quanti politici ne hanno avuto e ne hanno ancora oggi), e che sarebbe dovuto andare in galera come tanti altri politici.
È morto, ma BASTAAAAAAAA.
Lo sanno tutti che Silvio è sceso in politica per interessi propri, che ha fatto leggi per pararsi il culo, che, COME TANTI ALTRI POLITICI DI TUTTE LE PARTI, ha fatto cose contro la legge, che magari ha avuto collusioni con la mafia (quanti politici ne hanno avuto e ne hanno ancora oggi), e che sarebbe dovuto andare in galera come tanti altri politici.
È morto, ma BASTAAAAAAAA.
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Re: È morto Silvio Berlusconi
Ma dillo è Noncha, è lui che continua con i meme.Shock ha scritto: ↑24 ottobre 2025 16:08 Si, ma che palle, Silvio é morto, dobbiamo ancora parlarne?
Lo sanno tutti che Silvio è sceso in politica per interessi propri, che ha fatto leggi per pararsi il culo, che, COME TANTI ALTRI POLITICI DI TUTTE LE PARTI, ha fatto cose contro la legge, che magari ha avuto collusioni con la mafia (quanti politici ne hanno avuto e ne hanno ancora oggi), e che sarebbe dovuto andare in galera come tanti altri politici.
È morto, ma BASTAAAAAAAA.
Perchè quell'articolo è praticamente un meme.
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Re: È morto Silvio Berlusconi
Hai ragione @Shock, ora che il caso è stato archiviato, parliamo dei vivi: Venduta Casa Vianello, acquistata da Pier Silvio Berlusconi 
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Re: È morto Silvio Berlusconi
A Noncha l'ho detto più volte (insultando pure Silvio), ma da buon sardo è più duro di un mattone (essendo pure mia moglie sarda so di cosa parlo), ma se gli si dà pure curda, ciao... Infatti:Coren ha scritto: ↑24 ottobre 2025 17:52Ma dillo è Noncha, è lui che continua con i meme.Shock ha scritto: ↑24 ottobre 2025 16:08 Si, ma che palle, Silvio é morto, dobbiamo ancora parlarne?
Lo sanno tutti che Silvio è sceso in politica per interessi propri, che ha fatto leggi per pararsi il culo, che, COME TANTI ALTRI POLITICI DI TUTTE LE PARTI, ha fatto cose contro la legge, che magari ha avuto collusioni con la mafia (quanti politici ne hanno avuto e ne hanno ancora oggi), e che sarebbe dovuto andare in galera come tanti altri politici.
È morto, ma BASTAAAAAAAA.
Perchè quell'articolo è praticamente un meme.
Pure il figliononchalance ha scritto: ↑24 ottobre 2025 20:09 Hai ragione @Shock, ora che il caso è stato archiviato, parliamo dei vivi: Venduta Casa Vianello, acquistata da Pier Silvio Berlusconi![]()
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Re: È morto Silvio Berlusconi
E la figlia no?!
Lettera di Marina Berlusconi dopo la sentenza della Cassazione: "Giustizia, la luna nera che va illuminata"
Ecco il testo integrale della lettera:
"Caro Direttore, come si può litigare su una sentenza della Cassazione? In questi giorni la Suprema corte ha respinto definitivamente le tesi della Procura generale di Palermo, che continuava ad attribuire una presunta «pericolosità mafiosa» a Marcello Dell’Utri. Le conseguenze sono di enorme rilevanza, perché certificano che non ci sono mai stati riciclaggi di Cosa Nostra nella Fininvest, né accordi con Forza Italia. La sentenza è quindi un cruciale passo avanti anche sul cammino della verità per mio padre.
Eppure sui quotidiani la decisione della Cassazione si è trasformata in tutt’altro, cioè in un nuovo scontro innescato da chi l’ha ingiustamente sminuita, con argomentazioni pretestuose e ipocrite. A quanti oggi ridimensionano il valore di questa sentenza, gli stessi che da una vita gridano che «le sentenze vanno rispettate sempre», mi verrebbe da dire: «...sì, sempre che piacciano loro». Quel che però mi ha più sconcertato e continua a inquietarmi è il clima velenoso, incattivito, che per l’ennesima volta si è creato.
Ho visto giornali riesumare passaggi di vecchi documenti processuali, tolti dal loro contesto, solo per fare il controcanto a una pronuncia di cui avrebbero dovuto limitarsi a prendere atto. Non se ne sentiva alcun bisogno.
Polemizzare su una sentenza è un po’ come confondere il dito con la luna. Anche perché il problema di cui stiamo parlando va ben oltre l’esperienza subita da mio padre, per quanto drammatica sia stata. Proprio come la luna, infatti, la nostra giustizia ha due facce. È doppia. Sulla sua faccia luminosa stanno la nostra grande civiltà giuridica, il rispetto delle regole e la giusta fiducia nello Stato di diritto. Ma poi c’è la faccia in ombra, la «luna nera» dove agisce quella piccola parte di magistratura che si considera un contropotere investito di una missione ideologica.
È anche per questo spirito di fazione che purtroppo l’Italia resta un Paese «giustizialista», dove la voglia di gogna continua a muovere le peggiori pulsioni dei mezzi di comunicazione e dell’opinione pubblica. Da troppo tempo, queste pulsioni ci fanno vivere in uno stato di presunzione di colpevolezza di massa. E il vero problema è che ogni cittadino rischia di dover dimostrare la sua innocenza davanti a una macchina giudiziaria in cui tutti crediamo sempre meno.
Se poi questa giustizia fragile si lascia anche contaminare dalla politica, beh, i risultati non possono che essere disastrosi. Per questo da tempo sono fermamente convinta della necessità di una riforma dell’ordinamento giudiziario: la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, e la riforma del Consiglio superiore della magistratura per ridurre lo strapotere delle correnti. È una rivoluzione che questo governo ha finalmente avuto il coraggio e la forza di avviare.
Sono interventi "urgenti", ma lo sono ormai da decenni. Esattamente come sarebbe urgente una nuova e vera responsabilità civile dei magistrati. Perché il principio deve valere per tutti e chi sbaglia deve pagare. È inaccettabile che in Italia almeno mille persone l'anno più di tre al giorno finiscano ingiustamente in carcere, senza che nessuno mai ne risponda. Davanti alle tante discussioni sterili su presunte - e assurde - emergenze democratiche, mi permetto di dire che la nostra grande e vera emergenza è da tempo e resta ancora oggi la giustizia. Purtroppo, e lo dico da figlia, nemmeno la migliore delle riforme servirà più a restituire a mio padre trent'anni di vita avvelenati e devastati dalle calunnie e dalle false accuse. Ma sarà comunque un passo avanti significativo verso una giustizia veramente giusta."
Lettera di Marina Berlusconi dopo la sentenza della Cassazione: "Giustizia, la luna nera che va illuminata"
Ecco il testo integrale della lettera:
"Caro Direttore, come si può litigare su una sentenza della Cassazione? In questi giorni la Suprema corte ha respinto definitivamente le tesi della Procura generale di Palermo, che continuava ad attribuire una presunta «pericolosità mafiosa» a Marcello Dell’Utri. Le conseguenze sono di enorme rilevanza, perché certificano che non ci sono mai stati riciclaggi di Cosa Nostra nella Fininvest, né accordi con Forza Italia. La sentenza è quindi un cruciale passo avanti anche sul cammino della verità per mio padre.
Eppure sui quotidiani la decisione della Cassazione si è trasformata in tutt’altro, cioè in un nuovo scontro innescato da chi l’ha ingiustamente sminuita, con argomentazioni pretestuose e ipocrite. A quanti oggi ridimensionano il valore di questa sentenza, gli stessi che da una vita gridano che «le sentenze vanno rispettate sempre», mi verrebbe da dire: «...sì, sempre che piacciano loro». Quel che però mi ha più sconcertato e continua a inquietarmi è il clima velenoso, incattivito, che per l’ennesima volta si è creato.
Ho visto giornali riesumare passaggi di vecchi documenti processuali, tolti dal loro contesto, solo per fare il controcanto a una pronuncia di cui avrebbero dovuto limitarsi a prendere atto. Non se ne sentiva alcun bisogno.
Polemizzare su una sentenza è un po’ come confondere il dito con la luna. Anche perché il problema di cui stiamo parlando va ben oltre l’esperienza subita da mio padre, per quanto drammatica sia stata. Proprio come la luna, infatti, la nostra giustizia ha due facce. È doppia. Sulla sua faccia luminosa stanno la nostra grande civiltà giuridica, il rispetto delle regole e la giusta fiducia nello Stato di diritto. Ma poi c’è la faccia in ombra, la «luna nera» dove agisce quella piccola parte di magistratura che si considera un contropotere investito di una missione ideologica.
È anche per questo spirito di fazione che purtroppo l’Italia resta un Paese «giustizialista», dove la voglia di gogna continua a muovere le peggiori pulsioni dei mezzi di comunicazione e dell’opinione pubblica. Da troppo tempo, queste pulsioni ci fanno vivere in uno stato di presunzione di colpevolezza di massa. E il vero problema è che ogni cittadino rischia di dover dimostrare la sua innocenza davanti a una macchina giudiziaria in cui tutti crediamo sempre meno.
Se poi questa giustizia fragile si lascia anche contaminare dalla politica, beh, i risultati non possono che essere disastrosi. Per questo da tempo sono fermamente convinta della necessità di una riforma dell’ordinamento giudiziario: la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, e la riforma del Consiglio superiore della magistratura per ridurre lo strapotere delle correnti. È una rivoluzione che questo governo ha finalmente avuto il coraggio e la forza di avviare.
Sono interventi "urgenti", ma lo sono ormai da decenni. Esattamente come sarebbe urgente una nuova e vera responsabilità civile dei magistrati. Perché il principio deve valere per tutti e chi sbaglia deve pagare. È inaccettabile che in Italia almeno mille persone l'anno più di tre al giorno finiscano ingiustamente in carcere, senza che nessuno mai ne risponda. Davanti alle tante discussioni sterili su presunte - e assurde - emergenze democratiche, mi permetto di dire che la nostra grande e vera emergenza è da tempo e resta ancora oggi la giustizia. Purtroppo, e lo dico da figlia, nemmeno la migliore delle riforme servirà più a restituire a mio padre trent'anni di vita avvelenati e devastati dalle calunnie e dalle false accuse. Ma sarà comunque un passo avanti significativo verso una giustizia veramente giusta."
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Re: È morto Silvio Berlusconi
Visto @Coren ? Inutile, ha il tarlo

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Re: È morto Silvio Berlusconi
Marina Berlusconi scende in campo a favore della separazione delle carriere: “Una rivoluzione”
La volta buona che torno a votare!
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Re: È morto Silvio Berlusconi
R.I.P. Forattini

Che quando faceva una vignetta su Silvio erano tutti contenti..dato che lui stesso ci rideva sopra!

Che quando faceva una vignetta su Silvio erano tutti contenti..dato che lui stesso ci rideva sopra!
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